Il lavoro per ogni uomo è fonte di dignità. Dice il Papa : “San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro.” Per tanti anni infatti Gesù ha lavorato insieme a Giuseppe nella sua bottega. Ogni mattina Giuseppe prendeva i suoi attrezzi e dedicandosi con attenzione al suo lavoro sicuramente viveva ogni gesto, ogni chiodo battuto, ogni taglio del legno, ogni piallata, come una carezza per la sua famiglia. E magari faceva tardi la sera per finire il lavoro arretrato, e quando il sole era tramontato continuava a lavorare a lume di candela, come si vede in questo bellissimo quadro di un pittore francese del ‘600: George de la Tour. Giuseppe non è solo a lavorare: Gesù è con lui e lo aiuta sorreggendo la candela che lo illumina. Ma se guardate bene in realtà la luce viene dalla faccia di Gesù che Giuseppe scruta per riconoscere la presenza di Dio in quel Bambino che lo sta aiutando nel suo lavoro quotidiano. Gesù illumina ogni gesto che facciamo, anche il più piccolo: questa era la consapevolezza di Giuseppe, che misteriosamente ogni suo più piccolo e invisibile atto quotidiano, che per lui era sempre un atto d’amore per Gesù e Maria, collaborava all’opera di Dio, al progetto di salvezza di Dio sul mondo. E questa fiducia nel piano di Dio la insegnava anche a Gesù. Dicono che nel quadro Giuseppe con un succhiello (così si chiama quell’attrezzo che sta usando) sta preparando una trave, simbolo della croce su cui Gesù morirà. Ma la luce del viso di Gesù ci ricorda che quella morte a cui si consegnerà è già piena della Sua vittoria.
Questo quadro è bellissimo, soprattutto per lo sguardo di Giuseppe verso Gesù. Alcuni dicono che Giuseppe sta fissando la candela, ma io sono certa invece che sta alzando lo sguardo per incrociare gli occhi di Gesù, perché è per Lui che sta lavorando.
Se i più grandi vogliono godersi meglio questo quadro oggi nella bottega di Giuseppe ho trovato un video che lo fa vedere in tutti i suoi dettagli. Eccolo qui
LA CASA DI SAN GIUSEPPE A RIMINI
C’è a Rimini una chiesa che porta il nome di san Giuseppe.
Progettata dall’architetto Luigi Fonti, lo stesso che aveva progettato la nostra chiesa di Miramare pochi anni prima, San Giuseppe al Porto è stata inaugurata nel 1971, giusto 50 anni fa. Voi sapete che mestiere faceva san Giuseppe? Il falegname, direte voi, anzi a dire il vero i Vangeli dicono il carpentiere, cioè un falegname che si occupava soprattutto di lavorare legname da costruzione, per le case per esempio, ma si chiama carpentiere anche chi con il legno costruisce gli scafi delle navi. Ebbene, la chiesa a lui dedicata a Rimini è stata proprio pensata come una grande nave, con le arcate come vele spiegate al vento e il campanile che svetta verso l’alto come un grande albero maestro. E chi sostiene questo grande albero maestro? Gesù risorto che ci porta tutti con sé verso l’alto.
Il Tabernacolo, dove si custodisce la presenza di Gesù, è nato dalla collaborazione tra l’architetto Francesco Baldi, che ha progettato il completamento del presbiterio, e il pittore Americo Mazzotta, un grande artista e amico, che ha disegnato i soggetti figurati. Il tabernacolo è pensato come “la lanterna” del faro che con la sua luce guida i naviganti nel porto sicuro.L’altare poi ha la forma della nave (simbolo della Chiesa) che fende sicura i flutti del mare seguendo la Croce di Cristo. Anche l’ambone allude alla forma della prua della nave con i simboli dei quattro evangelisti come “polena”. Tante volte i Padri della Chiesa parlano di essa come di una barca, guidata da Pietro, come la barca su cui tante volte Gesù era salito quando predicava in Galilea. E san Giuseppe, come ha fatto per Gesù e Maria, continua a proteggere e custodire la Chiesa, presenza viva di Gesù oggi. Il suo compito, il suo lavoro resta questo per l’eternità: custodire e far crescere coloro che Dio gli ha affidato.
L’amico Americo aveva anche pensato per questa chiesa una statua di San Giuseppe, progettata per il nuovo sagrato della chiesa realizzato circa 10 anni fa, che lo rappresenta proprio come un carpentiere in abito da lavoro, con l’ascia in una mano e il bastone fiorito, simbolo della sua elezione come sposo di Maria e custode del Salvatore, nell’altra, che avanza con il vento che gli scompiglia le vesti, deciso e sicuro nel suo Sì a Colui che lo ha chiamato!
Che padre indomabile! Siamo veramente in buone mani! Ecco perché, in questo
periodo così difficile per tutti, il Papa ha voluto che imparassimo da lui.
INNO A SAN GIUSEPPE
Questo dovete proprio ascoltarlo: è un bellissimo inno a san Giuseppe,originalmente scritto in spagnolo, ma che i nostri amici portoghesi hanno tradotto nella loro musicalissima lingua e cantato domenica sera alla puntata di Suonate le campane. Ascoltatelo, è veramente un vero godimento per il cuore e per l’orecchio!
LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI DI GIUSEPPE
Questa settimana così vicina alla Settimana Santa, il Vangelo ci ha ricordato che il chicco di grano caduto in terra muore per portare molto frutto. Siamo vicini ai giorni in cui rivivremo questo nella passione e morte di Gesù. Ce lo ricordano i nostri amici di Bergamo